La poesia russa è fondamentalmente legata a un tradizionalismo delle forme non venuto meno neanche nel XX secolo. Ciò ha costituito (e costituisce) una sfida per traduttori, poeti e poeti traduttori italiani, da sempre posti davanti al dilemma se privilegiare o meno, nella lingua d’arrivo, gli istituti delle forme chiuse. Procedendo per case studies emblematici, che vanno dalle versioni italiane di lirici del primo Ottocento (gli “Evgenij Onegin italiani”) fino alle traduzioni di poeti secondonovecenteschi (Iosif Brodskij e Dmitrij Prigov), nel volume vengono esplorate e contestualizzate le dinamiche con cui la tradizione poetica russa è stata ed è accolta nella “tradizione di traduzione poetica” italiana. Sono chiamate in causa figure quali Ettore Lo Gatto, Giovanni Giudici, Renato Poggioli, Angelo Maria Ripellino, traduttori recenti e – in modalità autoanalitica – l’autore stesso del volume.