Negli scritti di Krleža il fango pannonico è un topos ossessivo. Si colloca nella periferia croata, sempre eguale a se stessa, sempre oggetto di vessazioni. Il fango è una creazione della natura che assume il ruolo di paradigma. Anche se funge da simbolo metastorico della stagnazione sociale, le sue conseguenze sono imprevedibili. A ravvivare il paradosso concorrono gli oggetti e gli ambienti della quotidianità creati dall’uomo. A loro volta questi sono gli indicatori dell’autorappresentazione mediata da un populismo bifronte e settario. Ma palesano anche le aspirazioni a un’arte nazionale libera da compromessi con la politica, nell’ambito di un dibattito nato nella sinistra durante gli anni Trenta. La sconcertante sequela di situazioni grottesche, la labile condizione dei subalterni pronti alla ribellione, sono il teatro nel quale si consuma l’esperienza anarchica, espressionista e modernista di Krleža, intellettuale croato, jugoslavo, soprattutto europeo.